I primi medici santi - La Festa dei Santi Medici di Alberobello - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano-La Basilica

Patroni di Alberobello
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titolo del sito del comitato feste patronali di Alberobello
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COMITATO FESTE PATRONALI ALBEROBELLO - SITO UFFICIALE
ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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I primi medici santi

urante le primordiali manifestazioni religiose della Chiesa, al capezzale degli ammalati accorrevano i sacerdoti e i vescovi, secondo il desiderio di chi soffriva. La carità dei cristiani non escludeva neanche i persecutori, basti l'esempio della peste a Cartagine, nel 253, che infieriva orribilmente, e i pagani morti e i moribondi giacevano per le vie lasciati spietatamente in abbandono dai loro congiunti e san Cipriano animò i suoi ad imitare la misericordia del Padre celeste; i cristiani accoglievano gli appestati, li sovvenivano con i loro averi e li servivano personalmente. Un identico intervento divino accadde durante la persecuzione di Massimino nel 312 [5]; nei paesi dell'Oriente Iddio suscitò un doppio flagello che consentì ai cristiani di far risplendere luminosamente la santità della loro religione. Il primo flagello, di cui parla anche Eusebio, fu una grande carestia causata da un periodo lunghissimo di siccità, a cui seguì una terribile pestilenza; la moria era dolorosa e commovente, gli stessi pagani non si prendevano affatto cura di chi languiva per fame o moriva di peste; i più deboli venivano abbandonati per strada quando mancavano i mezzi di sostentamento; ecco i seguaci di Cristo che prodigavano le cure più pietose indistintamente a tutti, somministrando il cibo e accogliendo gli appestati presso di sé e seppellendo i cadaveri secondo la pietas del mondo cristiano. Molte figure di medici santi compaiono nell'agiografia medica; ad esse erano attribuite le pratiche dell'esercizio della guarigione, forse erano anche ignare della conoscenza sanitaria; ciò ci induce a pensare che la loro opera sia stata assolta
in virtù del principio di assistenza agli infermi, motivata dal senso di carità cristiana; come ci sono stati veri medici che avevano studiato presso le scuole più celebri del momento in cui operarono. Contemporanei di molti medici santi furono i grandi medici nell'antichità senza che possedessero il càrisma della guarigione miracolosa, poiché agivano secondo la capacità propria dell'uomo di studio e nei limiti della conoscenza medica del tempo. È lecito chiedersi se i medici laici restassero insensibili verso la fede cristiana o che cosa succedeva ai medici seguaci di Asclepio quando vedevano il numero sempre crescente dei dottori dalla parte di Cristo?
Luca, ad esempio, non è l'unico a passare dalla parte di Gesù e molti furono i medici, martiri della prima ora. La cronaca riporta la morte di Alessandro, medico frigio, ucciso a Lione perché credente, durante le persecuzioni tra gli anni 177-178; aveva esercitato a lungo nelle Gallie, dove era noto a tutti per il suo acceso amore per Dio e per la sua disinvoltura nel parlarne.

La testimonianza di Eusebio di Cesarea, nella sua Historia Ecclesiastica, fa luce su un'altra figura di medico che finì martire: san Zenobio. Egli rese lo spirito a Dio, dopo aver sofferto vari tormenti. Si devono allo stesso Eusebio le notizie su un altro medico, Teodoto, vescovo di Laodicea, che con la sua umanità, compassione e zelo porgeva nel nome di Cristo Redentore le sue cure per il corpo e per la salvezza dell'anima di quanti si rivolgevano a lui.
Di Ancira (l'odierna Ankara) è stato Basilio, che fu ordinato vescovo l'anno 336. Prima di essere nominato presule, egli professava l'arte medica. A parte alcuni aspetti della sua vita poco chiara, egli era noto per aver scritto numerosi libri, uno contro il suo predecessore, uno sulla verginità, il De verginitate, di grande interesse, e altri di cui san Girolamo, occupandosi di lui,
non ricordava i titoli. A noi non resta che la sua professionalità di curante e la sua esposizione di fede. Teodoreto ne fece grandi elogi e lo ricordava come uomo irreprensibile ed esemplare; invece, Sozomeno ammirava la sua erudizione e la bellezza del suo stile. Sempre Sozomeno riferisce del Vescovo di Nicomedia, abbastanza rinomato nell'Oriente, Geronzio, che esercitò la nobile arte medica e la sua bravura fu tale che gli valse come difes,a da parte del popolo quando Nettario di Costantinopoli cercò di deporlo; alla sua alta specializzazione egli aggiungeva quella qualità che fu propria dei santi Cosma e Damiano, forse anche di tant'altri, non accettare denaro da parte dei clienti.
Un altro grande medico, divenuto santo, è Cesario, fratello di san Gregorio nazianzeno. Le sue azioni furono descritte, durante l'elogio funebre, dallo stesso Gregorio. Santamente educato dai suoi genitori, andò a studiare in Alessandria d'Egitto, ove in breve tempo si acculturò di medicina e acquistò tra gli abitanti fama e onori [5].

Un altro medico santo è stato Diomede di Tarso, avviato agli studi umanistici e poi alla medicina, seppe conquistarsi la fama di buon curante. Trasferitosi a Nicea, ebbe in cura soprattutto i carcerati e i flagellati durante le persecuzioni di Diocleziano. Si preoccupò di salvare il corpo dei condannati e in particolar modo le anime. Scoperte le numerose conversioni, venne denunciato per avere poi mozzato il capo. In onore di questo martire Costantino fece erigere una minuscola chiesa che venne trasformata sotto l'imperatore Basilio.

Pantaleone, martire di Nicomedia, il cui vero nome era Pantalcemone, che vuol dire tutto misericordioso, era figlio di un pagano e di una cristiana. Medico dell'imperatore Massimiano aveva esercitato la professione senza prendere alcun compenso e le guarigioni non si contavano, ma esse suscitarono il risentimento dei suoi colleghi che non tardarono a denunciarlo come cristiano e a farlo comparire davanti al despota che ordinò di tagliargli il capo nel 305 dopo crudeli tormenti.
Fin qui alcune delle vite dei primi medici che furono santi, ma a noi sfuggono tanti altri che la storia non ha registrato, ma che sono contemplati nella gloria di Dio. Jean Vergnet in Essai iconographique sur s. Come et s. Damien, affermò, nel 1923, che molti furono i medici e i chirughi elevati dalla Chiesa alla gloria degli altari e cita, oltre fin qui menzionati, san Fulberto, sant'Isidoro di Siviglia, e altri meno illustri come san Emiliane, san Giovenale, san Leonzio, san Oreste, san Liberato, san Cassiano, san Nicerate, sant'Ildegarda e santa Zenaide e a questi se ne aggiungano più di cinquanta [5]. Nell'era moderna abbiamo un esempio emblematico nel prof. Giuseppe Moscati nel napoletano, meglio conosciuto "Il Medico dei Poveri".
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