I Santi Medici fra i communicantes nel canone della messa
ul piano liturgico è interessante sapere che i nomi dei nostri santi sin dalla prima metà del VI secolo vennero designati come unici rappresentanti dell'area orientale cristiana e inseriti nel canone della celebrazione della messa; l'inserimento è attribuito al papa Simmaco o a Gregorio Magno. L'invocazione è stata resa facoltativa dalla costituzione del Missale Romanum, ma vi figura ancora. La parola canone ha diverse interpretazioni; in diritto, vennero detti canoni le regole di carattere giuridico che la Chiesa fissava per sé stessa, soprattutto quelle emanate dai concili. Il termine è adoperato per indicare la parte preminente della messa dal Prefatio al Pater; è la regola della consacrazione dell'Eucarestia e riferisce la storia della sua istituzione, per cui sulla scorta delle notizie degli evangelisti diremmo è lossatura più antica della Chiesa, che viene presentata ogni qualvolta si assiste alla funzione religiosa. Il canone è stato di volta in volta mutato con aggiunte. Secondo alcuni, pare sia stato san Girolamo che, su ordine del papa san Damaso, abbia dato corpo a quello che noi oggigiorno ascoltiamo dalla lettura del sacerdote; altri concordano nel ritenere che sia stato il pontefice san Silicio (fine IV secolo).
Nel canone romano è presente il communicémtes (uniti nella medesima comunione) e che tra gli altri santi cita anche i santi Cosma e Damiano.